Per approfondire: Platone democratico


 

Il senso della democrazia

 

dalla Politica

 

 

L'affidare il governo alla maggioranza più che a una minoranza di cittadini dabbene sembra costituire una soluzione che, pur portando con sé alcune difficoltà, ha forse anche qualche sostanziale verità. I più, ciascuno dei quali non è un uomo buono, possono tuttavia, se presi tutti insieme, essere migliori di pochi, non di ciascuno ma della loro totalità, come i banchetti organizzati con contribuzioni di più persone sono migliori di quelli organizzati da una sola persona.

Infatti, essendo in molti, ciascuno ha la sua parte di virtù e di saggezza, sicché dalla loro unione si ottiene una specie di uomo solo dotato di molti piedi, di molte mani e capace di ricevere molte sensazioni; che da ciò avrebbe innegabili vantaggi anche nel comportamento e nell'intelligenza. Perciò anche sulle opere di musica e di poesia è migliore il giudizio dei più, perché ognuno separatamente preso ha la sua particolare competenza, mentre tutti insieme sono in grado di giudicare della totalità dell'opera. Ma gli uomini dabbene differiscono dalla maggioranza, presa individualmente nei suoi membri, come i belli differiscono dai non belli e i disegni artificiali dai loro modelli, in quanto in quelli sono state riunite in una sola tutte le bellezze che in natura sono sparse, ma, preso elemento per elemento, può darsi che sia meglio avere l'occhio di questa persona o un altro membro di un'altra piuttosto che quella del dipinto. […]

Perciò attraverso quel che si è detto si potrebbero risolvere la questione sopra proposta e quella che ad essa consegue: su che cosa i liberi e la maggioranza devono esercitare la sovranità? (Costituiscono la maggioranza quelli che non sono né ricchi né si distinguono per qualche particolare virtù.) La loro partecipazione alle cariche più alte non è sicura (perché essi per mancanza di giustizia e di saggezza ora commettono ingiustizie e ora sbagliano), ma il non concedere loro neppure questo diritto è pericoloso, perché quando si ha una maggioranza povera e senza onori, necessariamente la città si riempie di nemici. Non resta allora che dar loro la possibilità di accesso agli organi deliberativi e giudiziari. Perciò Solone e alcuni degli altri legislatori riconoscono loro il diritto di elezione e di sorveglianza sui magistrati, ma non permettono che esercitino cariche individuali, perché, presi tutti insieme, hanno senno sufficiente e, mescolati con cittadini migliori di loro, possono essere utili alla città, come il nutrimento impuro, insieme con quello puro, fa sì che la maggior porzione che ne deriva sia più vantaggiosa di un'esigua porzione di cibo puro. Ma ogni membro della maggioranza, preso separatamente, non è in grado di giudicare. […]

 

Inoltre in alcuni casi l'autore non è il solo o il miglior giudice, e precisamente in quei casi in cui hanno conoscenza dell'opera anche quelli che non posseggono una tecnica specifica: per esempio la conoscenza della casa non spetta solo a chi l'ha costruita, ché di essa giudica meglio colui che ne fa uso (si tratta del capo della famiglia), il pilota giudicherà del timone meglio di chi l'ha fabbricato e il commensale giudicherà il convito meglio del cuoco.

 

Aristotele, Politica, III, 11, 1281b-1282a, tr. it. BUR