Non è neppure logico che sia più felice chi possiede in maggior numero quei beni che vanno per la maggiore. Dato che si è stabilito che neppure l'abbondanza di quelli che noi stimiamo beni autentici basta a fare una vita felice, o più appetibile o di maggior valore, non c'è dubbio che ancor meno abbia a vedere con la vita felice la gran massa dei beni corporei. Effettivamente, se sono apprezzabili sia la salute sia la scienza, e l'unione delle due lo di più della sola scienza, tuttavia, ammettendo che ambedue siano preferibili, non è detto che l'unione delle due valga più della scienza stessa presa separatamente. Noi infatti, pur stimando la salute come un preferibile, non la annoveriamo fra i beni, perché non riteniamo che il suo pregio sia tale da preferirla alla virtù. Invero, come la luce di una lampada sbiadisce e si attenua alla luce del sole, e come una goccia di miele si perde nell'immensità dell'Egeo, o si perde un teruncio aggiunto alle ricchezze di Creso, o un unico passo sulla via che porta da qui all'India, così, una volta che il sommo bene sia quello che dicono gli Stoici, ogni pregio che si voglia attribuire ai beni del corpo, si annulla e necessariamente svanisce al confronto con la grandiosità e lo splendore della virtù.


Crisippo, Etica, fr. 60, tr. it. Bompiani 2014