MARSILIO DA PADOVA
Defensor pacis
(1324)
Diciamo dunque, d'accordo con la verità e l'opinione di Aristotele, nella Politica […], che il legislatore, o la causa prima ed efficiente della legge, è il popolo o l'intero corpo dei cittadini o la sua «parte prevalente» (pars valentior), mediante la sua scelta o volontà, espressa con le parole nell'assemblea generale dei cittadini, che comanda che qualcosa sia fatto nei riguardi degli atti civili umani, sotto la minaccia di una pena o punizione temporale; con il termine «parte prevalente», intendo prendere il considerazione non solo la quantità ma anche la qualità delle persone in quella comunità per la quale viene istituita la legge; e il suddetto corpo dei cittadini o la sua parte prevalente è appunto il legislatore […].
Chiamo «cittadino», secondo quanto dice Aristotele nella Politica […] colui che partecipa secondo il proprio rango alla comunità civile, al governo o alla funzione deliberativa o giudiziaria. Ma questa definizione esclude appunto dal novero dei cittadini i fanciulli, gli schiavi, gli stranieri e le donne, sebbene questa esclusione avvenga un modo diverso. […]
Dopo aver così definito il cittadino e la parte prevalente dei cittadini, e cioè, a dimostrare che l'autorità umana di far le leggi spetta soltanto a tutto il corpo dei cittadini o alla parte prevalente di essi. La nostra prima prova è la seguente: l'autorità umana assolutamente prima di fare o stabilire le leggi spetta soltanto a quegli uomini dai quali possono provenire le ottime leggi. Ma costoro sono appunto gli uomini che costituiscono il corpo dei cittadini, oppure la parte prevalente di essi e che rappresentano l'intero corpo; non è infatti facile e non è possibile che tutte le persone si accordino in un'unica decisione […].
Un altro argomento per la conclusione principale è poi il seguente: l'autorità di fare leggi spetta soltanto a colui il quale, facendole, farà sì che le leggi siano meglio osservate o addirittura assolutamente osservata. Ma tale è soltanto il corpo di tutti i cittadini; e dunque spetta ad esso l'autorità di le leggi. […] Infatti una legge fatta mediante l'ascolto e il consenso di tutta la moltitudine, anche se fosse meno utile, sarebbe puramente osservata e sostenuta da ogni cittadino, perché ciascuno riterrebbe di essersela imposta da sé, e quindi non avrebbe ragione di protestare contro di essa, ma dovrebbe piuttosto sopportarla di buon animo.
Marsilio da Padova, Il difensore della pace, tr. it. di C. Vasoli, Marsilio