Documenta Catholica Omnia

 

SANCTI THOMAE AQUINATIS

(1225-1274)

 

SUMMA THEOLOGIAE

 

 

Prologus

 

[…]

 

Quaestio I

 

Per assegnare al nostro studio dei limiti precisi, è necessario innanzi tutto trattare della stessa sacra dottrina, chiedendoci quale essa sia e a quali cose si estenda.

A tal proposito si prospettano dieci quesiti: I. Se questa dottrina sia necessaria; II. Se sia scienza; III. Se sia scienza una o molteplice; IV. Se sia speculativa o pratica; V. In che rapporti stia con le altre scienze; VI. Se sia sapienza; VII. Quale sia il suo soggetto; VIII. Se sia argomentativa; IX. Se debba far uso di locuzioni metaforiche o simboliche; X. Se la Scrittura sacra, su cui poggia questa dottrina, si debba esporre secondo pluralità di sensi.

 

[…]

 

Articulus VIII

 

Se questa dottrina proceda con metodo dialettico

(Videtur quod haec doctrina non sit argumentativa)

 

Motivi contrari

 

Sembra che questa dottrina non proceda con metodo dialettico. Infatti:

1. Dice S. Ambrogio: "Togliete via gli argomenti, ove si richiede la fede". Ora, in questa dottrina si richiede soprattutto la fede, dicendoci S. Giovanni: "Queste cose sono state scritte perché voi crediate". Dunque la sacra dottrina non si serve della dialettica.

2. Se fosse dialettica, dovrebbe argomentare o per autorità o per ragione. Ma argomentare per autorità non conviene alla sua dignità, perché l'argomento di autorità, secondo Boezio, è il più debole di tutti. Argomentare per ragione è disdicevole al suo fine, perché, al dire di S. Gregorio, "la fede cessa di essere meritoria ove la ragione umana porta l'evidenza". Dunque la sacra dottrina non si serve della dialettica.

 

Motivo a favore

 

S. Paolo parlando del vescovo dice: "sia attaccato alla parola di fede conforme all'insegnamento avuto; affinché sia in grado anche di esortare nella sana dottrina e di confutare quelli che la contraddicono".

 

Risposta conclusiva

 

Come le scienze profane non devono dimostrare i propri principi, ma dai loro principi argomentano per dimostrare altre tesi, così la sacra dottrina non dimostrerà i propri principi, che sono gli articoli di fede; ma da essi procede alla dimostrazione di qualche altra cosa, come fa l'Apostolo, il quale dalla risurrezione di Cristo prova la risurrezione di tutti.

Tuttavia è da considerarsi che nelle scienze filosofiche le inferiori non solo non provano i loro principi, ma neanche discutono contro chi li nega, rilasciando ciò ad una scienza superiore, cioè alla metafisica. Essa, che tiene il primato su tutte le scienze, discute con chi nega i suoi principi solo nel caso che l'avversario ammetta qualche cosa; se niente concede ogni discussione è impossibile: essa allora si limita a ribatterne i sofismi. Ma la sacra dottrina non ha un'altra scienza al di sopra di sé, e quindi essa disputa contro chi nega i suoi principi argomentando rigorosamente, se l'avversario ammette qualche verità della rivelazione, come quando ricorrendo all'autorità della sacra dottrina disputiamo con gli eretici, o quando per mezzo di un articolo ammesso combattiamo contro chi ne nega qualche altro. Se poi l'avversario non crede niente di ciò che è rivelato da Dio, allora la scienza sacra non ha più modo di portare argomenti a favore degli articoli di fede: non le resta che di controbattere le ragioni che le si possano opporre. È chiaro, infatti, che poggiando la fede sulla verità infallibile ed essendo impossibile dimostrare il falso da una cosa vera, le prove che si portano contro la fede, non sono delle vere dimostrazioni, ma degli argomenti solubili.

 

Risposta ai motivi contrari

 

1. Sebbene gli argomenti della ragione umana non valgano per provare le cose di fede; tuttavia, movendo dagli articoli di fede, la sacra dottrina può provare altre cose, come abbiamo già detto.

2. Argomentare per autorità è particolarmente proprio di questa dottrina per il fatto che essa deriva i suoi principi dalla rivelazione: per questo è necessario che si creda all'autorità di coloro ai quali fu fatta la rivelazione. Né ciò deroga alla dignità della sacra dottrina, perché, sebbene l'argomento di autorità umana sia il più debole di tutti, l'argomento di autorità fondata sulla rivelazione divina è il più forte.

Tuttavia la sacra dottrina usa anche del ragionamento, non già per dimostrare i dogmi, ché altrimenti si perderebbe il merito della fede; ma per chiarire alcuni punti del suo insegnamento. Siccome infatti la grazia non distrugge la natura, ma anzi la perfeziona, la ragione deve servire alla fede, nel modo stesso che l'inclinazione naturale della volontà asseconda la carità. Ond'è che S. Paolo dice: "facendo schiava ogni intelligenza all'obbedienza di Cristo". È così che la sacra dottrina utilizza anche l'autorità dei filosofi dove essi con la ragione naturale valsero a conoscere la verità; come fece S. Paolo che citò il detto di Arato: "come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Noi siamo progenie di Dio".

Però di queste autorità la sacra dottrina fa uso come di argomenti estranei e probabili; mentre delle autorità della Scrittura canonica si serve come di argomenti propri e rigorosi. Delle sentenze poi dei Dottori della Chiesa essa si serve quasi come di argomenti propri, ma di un valore solo probabile; perché la nostra fede poggia sulla rivelazione fatta agli Apostoli ed ai Profeti, i quali hanno scritto i libri canonici, non già su qualche altra rivelazione, dato che esista, fatta a qualche dottore privato. In proposito S. Agostino scrive: "Soltanto a quei libri delle sacre Scritture che si denominano canonici io riconosco quest'onore: di credere fermamente che nessuno dei loro autori abbia errato in qualche cosa nello scriverli. Gli altri autori poi li leggo, ma non in tal modo da reputar vero quel che dicono – per quanto sia grande la loro santità e dottrina – semplicemente perché essi hanno sentito e scritto così".