BARUCH SPINOZA

 

(1632-1677)

 

 

Ethica

ordine geometrico demonstrata

 

(1677)

 

 

Pars Prima

 

DE DEO

 

 

DEFINITIONES

 

  1. Intendo per causa di sé ciò la cui essenza implica l’esistenza (Per causam sui intelligo id, cujus essentia involvit existentiam); ossia ciò la cui natura non si può concepire non esistente.

  2. Si dice finita nel suo genere quella cosa che può essere limitata da un’altra della medesima natura. Per esempio, un corpo è detto finito perché ne concepiamo sempre un altro più grande. Così un pensiero è limitato da un altro pensiero. Ma un corpo non è limitato da un pensiero, né un pensiero da un corpo.

  3. Intendo per sostanza ciò che è in sé e per sé si concepisce (Per substantiam intelligo id, quod in se est, et per se concipitur): vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa dal quale esso debba essere formato.

  4. Intendo per attributo ciò che l’intelletto percepisce della sostanza come costituente la sua essenza.

  5. Intendo per modo le affezioni della sostanza, ossia ciò che è in altro, per il cui mezzo è pure concepito.

  6. Intendo per Dio un essere assolutamente infinito, cioè una sostanza costituita da un’infinità d’attributi, ciascuno dei quali esprime un’essenza eterna ed infinita. [...]

  7. Si dice libera quella cosa che esiste per sola necessità della sua natura e che è determinata da sé sola ad agire: si dice invece necessaria, o meglio coatta, la cosa che è determinata da altro ad esistere e ad agire in una certa e determinata maniera.

  8. Intendo per eternità l’esistenza stessa, in quanto è concepita come conseguenza necessaria della sola definizione di una cosa eterna. [...]

 

 

AXIOMATA

 

  1. Tutto ciò che è, è in sé o in altro.

  2. Ciò che non può essere concepito per mezzo d’altro, dev’essere concepito per sé.

  3. Da una determinata causa segue necessariamente un effetto, e, al contrario, se non è data nessuna causa determinata, è impossibile che segua un effetto.

  4. La conoscenza dell’effetto dipende dalla conoscenza della causa e la implica.

  5. Le cose che non hanno nulla di comune tra di loro, non possono neanche essere concepite l’una per mezzo dell’altra, ossia il concetto dell’una non implica il concetto dell’altra.

  6. L’idea vera deve accordarsi col suo ideato.

  7. L’essenza di tutto ciò, che si può concepire come non esistente, non implica l’esistenza.

 

 

PROPOSITIO I

 

La sostanza è anteriore per natura alle sue affezioni.

 

DEMONSTRAZIO

 

Ciò è evidente per le Definizioni3 e5.

 

 

PROPOSITIO II

 

Due sostanze che hanno attributi diversi non hanno nulla in comune tra di loro.

 

DEMONSTRAZIO

 

Ciò è pure evidente dalla Definizione 3. Ciascuna, infattim dev’essere in sé e dev’essere concepita per sé, ossia il concetto dell’una non implica il concetto dell’altra.

 

 

PROPOSITIO III

 

Delle cose che non hanno nulla in comune tra di loro, l’una non può essere causa dell’altra.

 

DEMONSTRAZIO

 

Se non hanno nulla di comune tra di loro, esse dunque (per l’Assioma 5) non possono neanche essere conosciute l’una mediante l’altra, e perciò (per l’Assioma 4) l’una non può essere causa dell’altra.

 

 

PROPOSITIO IV

 

Due o più cose distinte si distinguono tra di loro o per la diversità degli attributi delle sostanze, o per la diversità delle affezioni di queste medesime sostanze.

 

DEMONSTRAZIO

 

Tutto ciò che è, è in sé o in altro (per l’Assioma 1), cioè (per le Definizioni 3 e 5) nulla è dato fuori dell’intelletto se non le sostanze e le loro affezioni. Nessuna cosa, dunque, è data fuori dell’intelletto per la quale più cose si possano distinguere tra di loro se non le sostanze, o, il che è lo stesso (per la Def. 4), i loro attributi e le loro affezioni.

 

 

PROPOSITIO V

 

Nella natura non si possono dare due o più sostanze della medesima natura ossia del medesimo attributo.


DEMONSTRATIO

 

Se si dessero più sostanze distinte, esse si dovrebbero distinguere tra di loro o per la diversità degli attributi, o per la diversità delle affezioni (per la Prop. preced.). Se si distinguono soltanto per la diversità degli attributi, si concederà dunque che non esiste se non una sola sostanza di medesimo attributo. Se, invece, si distinguono per la diversità delle affezioni, poiché la sostanza è anteriore per natura alle sue affezioni (per la Prop. I) ne risulta che, se si fa astrazione dalle affezioni, la sostanza, considerata per sé, cioè (per la Defin. 3 e per l’Assioma 5) considerata secondo verità, non si potrà concepire, come distinta da un’altra, cioè (per la Prop. preced.) non potranno esistere più sostanze, ma una soltanto.

 

 

PROPOSITIO VI

 

Una sostanza non può essere prodotta da un’altra sostanza.

 

DEMONSTRATIO

 

Nella natura non si possono dare due sostanze del medesimo attributo (per la Prop. preced.), cioè (per la Prop. 2) che hanno qualcosa di comune tra di loro. E quindi (per la Prop. 3) l’una non può essere causa dell’altra, ossia l’una non può essere prodotta dall’altra.

 

COROLLARIUM

 

Da ciò segue che una sostanza non può essere prodotta da altro. Giacché nella natura nulla è dato oltre le sostanze e le loro affezioni, com’è chiaro dall’Assioma I e dalle Defin. 3 e5. Ma una sostanza non può essere prodotta da un’altra sostanza (per la Prop. preced.). Dunque una sostanza non può, assolutamente parlando, essere prodotta da altro.

Aliter

 

Ciò si dimostra ancor più facilmente dall’assurdità della proposizione contraddittoria. Se, infatti, una sostanza potesse essere prodotta da altro, la conoscenza di essa dovrebbe dipendere dalla conoscenza della sua causa (per l’Assioma 4); e quindi (per la Defin. 3) essa non sarebbe una sostanza.

 

 

PROPOSITIO VII

 

Alla natura della sostanza appartiene di esistere.

 

DEMONSTRATIO

 

Una sostanza non può essere prodotta da altro (per il Coroll. della Prop. preced.); essa sarà dunque causa di sé, cioè (per la Defin. I) la sua essenza implica necessariamente l’esistenza, ossia alla sua natura appartiene di esistere.

 

 

PROPOSITIO VIII

 

Ogni sostanza è necessariamente infinita.

 

DEMONSTRATIO

 

[...] essa non può esistere come finita. Perché (per la Defin. 2) dovrebbe essere limitata da un’altra della medesima natura, la quale a sua volta dovrebbe esistere necessariamente (per la Prop. 7); e perciò esisterebbero due sostanze di medesimo attributo, il che è assurdo (per la Prop. 5). Essa esiste dunque come infinita. [...]

 

 

PROPOSITIO XI

 

Dio, ossia la sostanza costituita da un’infinità di attributi, ciascuno dei quali esprime un’essenza eterna ed infinita, esiste necessariamente.

 

 

PROPOSITIO XIV

 

Oltre Dio non si può dare né si può concepire alcuna sostanza.

 

 

PROPOSITIO XV

 

Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere né essere concepita.

 

 

PROPOSITIO XVII

 

Dio agisce per le sole leggi della sua natura, e senz’essere costretto da nessuno.

 

 

PROPOSITIO XVIII

 

Dio è causa immanente, e non transitiva, di tutte le cose.

 

 

SPINOZA, Benedetto, Etica, trad. it. G. Durante, note di G. Gentile, Bompiani, Milano 2007, pp. 4-51