I tre caratteri fondamentali del Concetto


tratto dalla Logica di Benedetto Croce

 



Il concetto ha il carattere dell'espressività, ossia è opera conoscitiva, e come tale espressa o parlata; non è già atto muto dello spirito, come sarebbe, per sé considerato un atto pratico. [...]

 

Ciascuno di noi sa bene che, quando è impegnato nel più forte della meditazione, dell'interiore battaglia, di quella vera agonia (perché morte di una vita e nascita di un'altra) che è la formazione di un concetto, può bensì discorrere del suo stato d'animo, delle sue speranze e timori, dei barlumi che gli appaiono e delle tenebre che lo occupano; ma non già comunicare quel suo concetto, che non è ancora tale, perché non è ancora esprimibile.

Se questo carattere dell'espressività è comune al concetto e alla rappresentazione, proprio del concetto è quello dell'universalità, ossia della trascendenza rispetto alle singole rappresentazioni, onde nessuna o nessun numero di queste è mai in grado di adeguare il concetto. Tra l'individuale e l'universale non è ammissibile nulla d'intermedio o misto: o il singolo o il tutto, in cui quel singolo rientra con tutti i singoli. Un concetto, che venga provato non universale, è perciò stesso confutato come concetto; e a questo modo procedono nel fatto le nostre confutazioni filosofiche. [...]

Non meno proprio del concetto è l'altro carattere della concretezza: cioè, che se il concetto è universale e trascendente rispetto alla singola rappresentazione, presa nella sua astratta singolarità, è d'altra parte immanente in tutte le rappresentazioni, e perciò anche nella singola. Il concetto è l'universale rispetto alle rappresentazioni e non si esaurisce in nessuna; ma, poiché il mondo della conoscenza è mondo di rappresentazioni, il concetto, se non fosse nelle rappresentazioni stesse, non sarebbe in nessun luogo: sarebbe in un altro mondo, che non si può pensare e perciò non è. La sua trascendenza, dunque, è insieme immanenza. [...] Se di un concetto si prova che è inapplicabile alla realtà, ossia che manca di concretezza, lo si confuta nell'atto stesso, in quanto concett vero e proprio. È astrazione (si dice), non ha realtà: non ha concretezza. [...]

[Croce, B. Logica come scienza del concetto puro, Editori laterza, 1967, pp. 26-28]