REALISMO VS NOMINALISMO:
Uno pseudoproblema

di Benedetto Croce 


Le controversie circa la natura del concetto hanno avuto origine talvolta da pregiudizi materialisti, meccanicistici e naturalistici. Onde, come si è già detto, è accaduto che si sia disputato se il concetto si debba considerare logico o psicologico, prodotto di sintesi o di associazione, di associazione individuale o ereditaria [...]


Ma il forte di codesti dissidi, durati per secoli e ancora vivi, ha per sostegno la confusione tra concetti e pseudoconcetti, e la consecutiva pretesa di definire il concetto col negare l'una o l'altra di queste due forme. Qui è la genesi delle due scuole opposte dei REALISTI e dei NOMINALISTI che ai tempi nostri si sono chiamate dei RAZIONALISTI e degli EMPIRISTI (arbitraristi, convenzionalisti, finzionisti). I realisti affermano che i concetti sono reali, ossia rispondono a realtà; e i nominalisti che essi sono semplici nomi per designare rappresentazioni e gruppi di rappresentazioni, appiccicati sulle cose per riconoscerle e ritrovarle. [...] I realisti hanno considerato come concetto, attribuendogli carattere di universale, qualsiasi più rozzo pseudoconcetto: non solo il cavallo, il carciofo, la montagna e altre cose naturali, ma anche la tavola, il letto, la sedia, il bicchiere, e via enumerando; e si sono esposti, fin dall'antichità, alle sarcastiche obiezioni, che si conosce bene il cavallo ma non la cavallinità, la tavola ma non la tavolinità. In questa concettualizzazione degli pseudoconcetti è il vero e proprio errore della loro dottrina; e non già nell'aver dato, come si asserisce, realtà empirica ai concetti, ponendoli come esseri singoli accanto ad altri esseri singoli: stravaganza che è da dubitare se sia stata mai pronunciata da senno [...]
I nominalisti, d'altra parte, hanno considerato come arbitri e meri nomi tutti i presupposti della loro vita mentale: l'essere e il divenire, la qualità e la finalità, la bontà e la bellezza, il vero e il falso, lo spirito e Dio; e sono caduti senz'avvedersene in contraddizioni inestricabili, e nello scetticismo logico.


E' chiaro ormai che la secolare disputa non si può risolvere in favore dell'una o dell'altra delle due parti contendenti, le quali hanno ragione entrambe in quel che affermano e torto in quel che negano [...] La vera dottrina del concetto è realismo, che non nega il nominalismo, ma lo colloca al suo posto e stabilisce verso di esso rapporti chiari e senza equivoci.

Un valore che non sia realtà, non si trova in nessuna forma di vita spirituale. Il concetto vale perché è, ed è perché vale.

[Croce, B. Logica come scienza del concetto puro, Editori laterza, 1967, pp. 36-38]