Precedenza logica del culto sul proprio contenuto

La tradizione diabolica propugna il rovesciamento dei criteri: il primo luogo non spetta al culto, dunque a ciò che fonda metafisicamente la moralità e il consiglio di donare ai poveri, bensì all'atto di donare ai poveri, spoglio d'ogni ragione, spacciato per il fine ultimo. Quanto a dire: reso ipocrita, transitorio, alla mercé della psiche. Se al culto si toglie il primato, lo si ruba altresì all'oggetto del culto: all'essere perfettissimo; togliendo la supremazia all'essere perfettissimo, se ne nega implicitamente l'assolutezza, cui si contrappone la natura relativa d'un atto umano, dunque dell'uomo. Nel biasimo di Giuda è già racchiusa la sostituzione dell'umano al sacro.
Poiché un bisogno umanitario è anteposto all'idea della perfezione assoluta, mancherà altresì ogni criterio per porre in ordinata gerarchia i bisogni: prevarrà alla fine il bisogno più violento e più nevroticamente astuto. Saint-Simon e Fourier sono già in nuce nel discorso di Giuda Iscariota.

[E. ZOLLA, Che cos'è la tradizione?, Adelphi, Milano, 1998, pp. 165-165]