NECESSITA DELL'ACCADERE DELL'ENTE.
NOTE SULLA STRUTTURA DELL'ACCADERE

 

Ogni ente è eterno. Quindi è eterno anche quell'ente che è lo stesso accadere dell'ente. Nella verità, l'accadere non è l'incominciare ad essere, ma l'incominciare ad apparire. Che l’ente incominci ad apparire significa che esso, eterno, esce dall'ombra del non apparire ed entra nella luce dell'apparire. Cade in questa luce. Anche questo passaggio dall'ombra alla luce ha un significato, cioè è un ente; e quindi è eterno.

Poiché l'accadere dell'ente è eterno, è necessario che l'ente accada. Inoltre, per quanto vago, sfumato, incerto, sfuggente, ciò che accade ha un senso determinato; quindi è necessario che l'ente accada con il senso determinato che gli conviene: non solo è necessario che l’ente accada, ma è insieme necessario che accada quell'ente che accade. L'accadere dell'ente è determinato, e quindi l'eternità dell'accadere è la necessità dell'accadere così determinato.

Se infatti l'ente che accade non accadesse, l'accadere dell'ente non sarebbe e, non essendo, esso, che non è un niente, sarebbe un niente e quindi non sarebbe eterno. Poiché ogni sintesi di enti è a sua volta un ente, essa è un eterno; e quindi è indissolubile, ossia è necessario che gli enti si mantengano nella sintesi che li unisce. Se si sottraessero alla loro sintesi, la sintesi non sarebbe, cioè essa, che non è un niente, sarebbe un niente. […]

Ma affermando che l'ente che entra nell'apparire sarebbe potuto non entrarvi (o che sarebbe potuto apparire l'ente che non è apparso) - affermando cioè la “contingenza” dell'apparire -   si afferma che l'ente che accade sarebbe potuto non accadere, cioè si nega la necessità dell'accadere. In questo modo, il non essere (cioè

la nientità) dell'accadere dell'ente vien posta come una possibilità. L'impossibile viene ritenuto un possibile. Se, dunque, tutto ciò che accade è necessario che accada, anche le decisioni che accadono è necessario che accadano. Anche se l'accadere non è inteso in senso esplicitamente nichilistico - cioè non viene pensato come un entrare nell'essere, ma come un entrare nell'apparire —, la contingenza e la libertà dell'accadere appartengono egualmente all'essenza del nichilismo.

[E. SEVERINO, Destino della necessità, Adelphi, Milano, 1980, pp. 97-99]