GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL

(1770-1831)

 

 

Glauben und Wissen

(1802)

 

 

La cultura ha talmente innalzato il nostro tempo al di sopra dell’antico contrasto di ragione e fede, di filosofia e religione positiva, che questa opposizione di fede e sapere ha acquistato un senso del tutto diverso e si trova ora trasferita all’interno della filosofia stessa. La ragione è un’ancella della fede, così ci si esprimeva in tempi più remoti, ed è contro questa concezione che la filosofia ha definitivamente affermato la propria assoluta autonomia: queste rappresentazioni o espressioni sono scomparse, e la ragione, se è ragione, per altro, quel che si attribuisce questo nome, ha potuto talmente farsi valere nella religione positiva, che persino un conflitto della filosofia contro il positivo, miracoli e simili, è da ritenersi qualcosa di antiquato e di oscuro, e che Kant, con il suo tentativo di rivitalizzare la forma positiva della religione attribuendole un significato derivante dalla sua filosofia, non ha avuto successo, non perché il senso peculiare di quelle forme risultasse con ciò modificato, bensì perché esse stesse non sembravano più degne neppure di quest’onore. Si pone però il problema se la ragione vittoriosa non abbia sperimentato il medesimo destino a cui son solite sottostare le forze vincenti delle nazioni barbare in rapporto alla debolezza soccombente delle nazioni più colte, cioè di conservare la supremazia per ciò che concerne il dominio esteriore, ma di essere sottomesse al vinto per ciò che concerne lo spirito. La gloriosa vittoria che la ragione illuministica ha conseguito su ciò che, come fede, essa considerava, un opposto a sé – osservata attentamente, non appare di natura diversa: né il positivo, contro il quale la ragione intraprese la battaglia, rimase religione, né la ragione, che aveva vinto, rimase ragione, ed il nuovo nato, che trionfante si libra su questi cadaveri, che entra,bi unifica come il comune figlio della pace, ha in sé ben poco sia della ragione che dell’autentica fede. La ragione, che era in sé e per sé già decaduta, per aver inteso la religione solo come qualcosa di positivo, non idealisticamente, non ha potuto far niente di meglio che rivolgere ormai lo sguardo su di sé dopo la battaglia, giungere alla conoscenza di sé e riconoscere così il proprio esser-nulla, per ciò che essa pone il meglio di sé, essendo solo intelletto, come un al di là in una fede al di fuori e al di sopra di sé, come è accaduto nelle filosofie di Kant, di Jacobi e di Fichte, e per ciò che essa si trasforma nuovamente in ancella di una fede.

 

HEGEL, Georg Wilhelm Friedrich, Fede e Sapere, in Primi scritti critici, Mursia, Milano 1971, pp. 123-124