L'idea concreta 

 

dall'Introduzione alla Enciclopedia delle scienze filosofiche

Ma quell'intelletto non critico si mostra altrettanto inattendibile nel puro e semplice comprendere l'idea espressa in modo determinato, e neppure prova la minima ombra di sospetto o di dubbio rispetto ai propri presupposti rigidi, al punto da essere perfino incapace di ripetere il Fatto puro e semplice dell'idea filosofica. Quest'intelletto unisce sorprendentemente in sé un duplice atteggiamento che consiste nel meravigliarsi perché l'idea si discosta completamente dal suo uso delle categorie e perfino lo contraddice esplicitamente, e al tempo stesso, nel non aver alcun sospetto che ci sia e venga esercitato un altro modo di pensare, diverso dal suo, e quindi di dover necessariamente pensare qui in modo diverso che altrove. Accade così che l'idea della filosofia speculativa viene subito fissata nella sua definizione astratta, credendo che una definizione debba apparire necessariamente per sé chiara e conclusa, ed abbia la sua regola e la sua pietra di paragone soltanto nelle rappresentazioni presupposte o, quanto meno, ignorando che tanto il senso, quanto la prova necessaria della definizione si trovano soltanto nel suo sviluppo e consistono nel fatto che essa deriva da questo sviluppo come suo risultato. In quanto poi, più precisamente, l'idea in generale è l'unità concreta, spirituale, e l'intelletto invece consiste nel cogliere le determinazioni concettuali soltanto nella loro astrazione, e, quindi, nella loro unilateralità e finitezza, di quell'unità si fa un'identità astratta priva dello spirito; in tale unità, quindi, non c'è la distinzione, ma tutto è uno, e, quindi, anche il bene e il male sono la stessa cosa. Perciò per la filosofia speculativa il nome sistema dell'identità, filosofia dell'identità, è già diventato un nome recepito nell'uso. [...] Eppure nel cogliere l'idea filosofica si esercita proprio questa violenza che consiste nello spaccarla a metà; per evitare, quindi, di fraintendere il modo in cui è fatta l'identità che si asserisce essere il principio della filosofia speculativa si passa a insegnare esplicitamente – dando la rispettiva confutazione – all'incirca che il soggetto è diverso dall'oggetto, e così pure il finito dall'infinito ecc.; come se la concreta unità spirituale fosse in sé priva di determinazioni e non contenesse in sé la distinzione, come se qualcuno non sapesse che il soggetto è diverso dall'oggetto, l'infinito dal finito, o si dovesse ricordare alla filosofia, sprofondata nel suo sapere scolastico, che al di fuori della scuola c'è una sapienza per la quale quella diversità è ben nota.

Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche – Introduzione [trad. di Valerio Verra, UTET, 2010]

 

Post di Alessandro Bona

 

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