G. W. F. HEGEL

Principio di identità o di contraddizione
tratto dalla Logica di Jena del 1802

 

L’uguale a se stesso è uguale a se stesso con indifferenza di fronte a ogni determinatezza: A=A, significhi questo A ciò ch’esso voglia; esso è posto in questa autoeguaglianza, ma così che l’autoeguaglianza non viene affetta dalla determinatezza e ha cancellato interamente l’esser-altro della determinatezza; questa è per se stessa.

 

[…]

 

Qui non la determinatezza A è in sé, anzi è in sé ch’essa sia uguale a se stessa; ed essa è sottratta all’esser altro solo per ciò che, cancellata nel fatto come questa determinatezza, è del tutto idealmente o è posta come un conosciuto. Essa è uguale a sé così che A=A esprime una diversità, due A; ma così che la diversità, questo Altro, immediatamente non è. Entrambi gli A devono non solo essere uguali; non è A=B, - cioè B deve essere anche un A -, ma è A=A: è il medesimo A che è ai due lati; essi non hanno per via della loro posizione, come nel giudizio, una ineguaglianza soltanto per via della destra e della sinistra dove vengono scritti, o per via del prima e del dopo quando vengono pronunziati. […]

 

Questo principio d’eguaglianza, l’eguaglianza posta ed in se stessa essente, è, con ciò, sottratto alla dialettica; tale eguaglianza non può venir tolta, giacché essa stessa ha completamente tolto ogni togliere, ogni rapporto ad altro. La determinatezza A, nella quale essa si esprime, è in tutto e per tutto indifferente, e questo in sé [A] è posto puramente in aiuto dell’espressione. Ma questa necessità di esprimere l’apparenza dell’opposizione per esprimere il compimento della riflessione in se stessa; questa necessità di accogliere una qualche determinatezza, sebbene come indifferente verso sé ma, appunto per ciò, non come tolta; questa necessità è ciò in cui immediatamente si esprime il non essere in sé di tale autoeguaglianza.

 

[…]

 

L’albero è albero, è il nulla della conoscenza dell’albero. Come determinatezza l’albero non è un riflesso in sé, ma proprio il contrario, e tuttavia esso è posto come un tale; ciò che, semplicemente, non è un in sé essente è posto come in sé essente. […] L’albero è …, ci si aspetta che di esso venga detto qualche cosa, qualche cosa che lo esprima come un quid mantenentesi in una determinatezza, come un quid che rimane uguale a sé nella determinatezza del predicato; ma “l’albero è albero” non esprime, appunto, l’in-sé di esso medesimo, giacché non lo presenta come un quid in se stesso riflesso. A ciò sarebbe necessaria l’espressione della sua opposizione nella quale esso è andato e dalla quale esso si è ripreso: esso è rappresentato muovendo dall’opposizione; e precisamente rappresentato riflettentesi da lei che è posta in lui.

 

Traduzione di Enrico De Negri, parzialmente modificata.


De Negri, Enrico, I principî di Hegel, La Nuova Italia, Firenze, 1949, pp. 54-59