Perché così voi parlate: «Noi siamo in tutto e per tutto reali, e senza fede né superstizione»: così vi impettite – ahimè senza petto!
Certo, come potreste essere capaci di credere, voi esseri dipinti a screzio! – voi che siete la pittura di tutto quanto fu creduto in passato!
Confutazioni ambulanti siete voi della fede stessa, e – in voi – tutti i pensieri si fracassano l'ossa. Indegni di fede: così io vi chiamo, o reali!
Nei vostri spiriti cianciano l'una contro l'altra tutte le epoche; e i sogni e le ciance di qualsiasi epoca sono sempre stati più reali di quanto non sia il vostro essere svegli!
Sterili voi siete: perciò vi manca la fede. Ma colui che per necessità creava, ebbe sempre i suoi sogni vaticinanti e, nelle stelle, i suoi segni – e credette alla fede!
Porte aperte a metà voi siete, presso le quali i becchini stanno in attesa. E questa è la vostra realtà: «Tutto è degno di perire».
Libro II, Del paese dell'istruzione