F. W. J. Schelling

 

Filosofia dell'Arte

 

 


L'arte come potenza dell'essere,

la filosofia come dottrina dell'assoluto

Voglio spiegare qui questa espressione («potenze»), giacché ricorre per la prima volta in un contesto in cui è importante che venga compresa. Essa fa riferimento a quell’universale dottrina filosofica che afferma l’essenziale ed intima identità di tutte le cose e di tutto ciò che noi generalmente distinguiamo. Ad essere veramente e in sé è soltanto un essere, un assolutamente reale, e questo essere, in quanto assoluto, è indivisibile, e perciò non può passare, mediante divisione o separazione, in esseri diversi. Essendo esso indivisibile, la diversità delle cose è possibile in generale solo in quanto esso viene posto, nella sua totalità ed indivisibilità, sotto determinazioni diverse. Queste determinazioni io le chiamo potenze. Esse non producono mutazione alcuna nell’essere, che resta sempre e necessariamente lo stesso, e perciò sono dette determinazioni ideali. Ad esempio: ciò che noi conosciamo nella storia o nell’arte è essenzialmente lo stesso che sussiste anche in natura. In ciascuno è insita infatti la stessa assolutezza, ma codesta assolutezza sussiste, nella natura, nella storia e nell’arte, in potenze diverse. Se fosse possibile toglierle onde vedere il puro essere nella sua, per così dire, nudità, allora uno stesso e medesimo sarebbe veramente in tutto.
Ora, la filosofia si manifesta compiutamente solo nella totalità di tutte le potenze. Essa dev’essere infatti un’immagine fedele dell’universo. Ma l’universo è = all’assoluto, rappresentato nella totalità di tutte le determinazioni ideali. Dio e l’universo sono una cosa sola, ovvero non sono che aspetti diversi di una stessa e medesima cosa. Dio è l’universo considerato dal lato dell’identità. Egli è tutto, poiché è la sola realtà, e pertanto fuori di lui non v’è nulla. L’universo invece è Dio considerato dal lato della totalità. Nell’idea assoluta, che è principio della filosofia, identità e totalità tornano però di nuovo ad essere una cosa sola. Come ho detto, la filosofia si manifesta compiutamente solo nella totalità di tutte le potenze. Nell’assoluto in quanto tale, e perciò anche nel principio della filosofia, non v’è, proprio perché esso comprende tutte le potenze, potenza alcuna, e d’altro canto, proprio perché in esso non v’è potenza alcuna, esse sono tutte contenute in lui. Questo principio, appunto perché non coincide con nessuna potenza in particolare e tuttavia le comprende tutte, io lo chiamo l’assoluto punto di identità della filosofia.
Ora, questo punto di indifferenza, proprio perché è tale, e proprio perché è assolutamente uno, inseparabile e indivisibile, è presente a sua volta in ogni unità particolare (detta anche potenza), e ciò non è a sua volta possibile senza che, in ciascuna di queste unità particolari, non siano a loro volta presenti tutte le unità ovvero tutte le potenze. Nella filosofia quindi non v’è assolutamente altro che l’assoluto, ovvero in filosofia non conosciamo altro che l’assoluto: sempre e soltanto l’assolutamente uno, e soltanto questo assolutamente uno in forme particolari. La filosofia ― e Vi prego d’intendere ciò nel suo senso rigoroso ― non concerne affatto il particolare in quanto tale, ma direttamente sempre e soltanto l’assoluto, e il particolare solo nella misura in cui accoglie in sé e raffigura in sé l’intero assoluto.
Da tutto ciò risulta ora chiaro come non possano esistere filosofie particolari e neanche particolari e singole scienze filosofiche. In tutti gli oggetti la filosofia non ha che un unico oggetto e appunto perciò essa stessa è una sola. All’interno della filosofia generale ogni singola potenza è di per se stessa assoluta, e tuttavia, in questa sua assolutezza ovvero senza pregiudizio per essa, è a sua volta una parte del tutto. Ciascuna è veramente parte del tutto solo nella misura in cui è il perfetto riflesso del tutto, nella misura cioè in cui lo accoglie tutto in sé. Questo è appunto quel nesso tra particolare e universale che ritroviamo in ogni essere organico, come anche in ogni opera d’arte dove, ad esempio, figure diverse sono, ciascuna, una parte al servizio del tutto e tuttavia, qualora l’opera sia perfettamente elaborata, ciascuna è a sua volta assoluta in se stessa.

F. W. J. Schelling, Filosofia dell’Arte, trad. di A. Klein, Prismi, Napoli 1997, Introduzione, pp. 71-3

Post di Alessandro Bona