Deduzione della

 

possibilità del

 

metaempirico

 

di Gustavo Bontadini

 

Il punto di partenza — che è la totalità dell'immediato, o l'immediato come tale, il momento dell'immediatezza — in quanto totalità partecipa del carattere dell'Intero, cui è ordinato. Non è, cioè, un dato, ma il Dato. Perche un dato, in quanto termine di un molteplice, è trascelto. Se è riconosciuto come particolare, e perciò il vero punto di partenza è quello onde muove la scelta. Ma la totalità dell'immediato non è neppure qualcosa di scontato, di concluso, di compiuto. Già grammaticalmente dei due termini di immediato e di mediato, quello derivato è il primo: l'immediatezza perciò è il frutto dell'istituirsi della mediazione. La sua totalità è perciò semplicemente funzionale, uno sconto in anticipo. Significa che il compito della metafisica si dirige verso la mediazione pura, mentre continua per altra via a dilatarsi la sfera dell'immediato, valendosi anche di particolari mediazioni (non solo la metafisica è mediazione). C'è qui un fondamento per la distinzione dell'idea di Dio da quella del mondo. Certo anche la determinazione di un punto di partenza, essendo correlativo, è operato in un campo più ampio. Ciò significa che l'Intero è presente fin dal principio — che la mediazione è sotto un riguardo più immediata dell'immediato. Ciò significa anche che quello che viene trattato come ulteriore rispetto al presente, è gia presente. Questa contraddizione è tolta con l'introduzione del concerto di ideale, e di idea. Ripiegare sulla semplice immediatezza è impossibile perché, come si è visto, anche la grammatica lo impedisce. Una volta the all'uomo è balenata l'idea dell'ulteriore, egli è irrimediabilmente imbarcato nel compito della metafisica.

[G. Bontadini, Il compito della metafisica, in Conversazioni di metafisica, Vita e Pensiero, Milano 1971, p. 84]

L'altro dall'esperienza non è, per definizione, dato, e tuttavia è pensato, in idea, nel punto stesso in cui si pone formalmente il concetto di esperienza. (Noi designamo e nominiamo le cose distinguendole da altre: l'esperienza, prima della contrapposizione, sia pure solo ideale, all'altro, non è nominata esperienza, ma nominate sono soltanto le varie e concrete cose che noi viviamo). L'altro dall'esperienza è pensato, almeno in quanto l'espressione "altro dall'esperienza" è significativa. Chi pretende che la significazione, neppure essa, possa oltrepassare l'esperienza, riconosce di già, con lo stesso significare la sua pretesa, tale oltrepassamento. (Cioè, intanto la formula "nulla può essere significato oltre l'esperienza" ha significato, in quanto l'abbia anche il termine "oltre l'esperienza").

 [G. Bontadini, La funzione metodologica dell'unità dell'esperienza, in Conversazioni di metafisica, Vita e Pensiero, Milano 1971, p. 50]

René Magritte, Il mondo invisibile
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