COS'E' UN ORGANISMO?
 


di Martin Heidegger

 



La più comune caratterizzazione del vivente in quanto tale consiste nel definire il medesimo come l' "organico" di contro all' "inorganico". Naturalmente questa distinzione diventa dubbia ed equivoca, non appena pensiamo alla chimica inorganica e organica, e ci ricordiamo che la chimica organica è tutt'altro che una scienza dell'organico intesa come scienza del vivente in quanto tale. [...] Ciò che intendiamo con "organico" come carattere del vivente, viene espresso in modo migliore se diciamo: organismico (anche se la parola non è particolarmente bella). La tesi fondamentale è: ogni vivente è organismo. Ciò che determina un vivente di volta in volta come questo vivente nella sua unità, è il suo carattere-di-organismo. L'unità della vita non è la cellula. L'essere-vivente pluricellulare non è, come si riteneva, uno stato-di-cellule, bensì tutti gli esseri unicellulari quanto i pluricellulari hanno la loro unità, cioè la loro specifica totalità essenziale, nel loro essere organismi.

Ma che cos'è organismo? [...]
Organismo è ciò che possiede degli organi. Organo viene dal greco òpyavov: strumento. [...] Organo è lo strumento. A partire da ciò che Wilhelm Roux, uno dei biologi più importanti del nostro tempo, definisce l'organismo come un insieme di strumenti. L'organismo stesso è dunque uno strumento "complicato", tale in quanto le diverse parti sono intrecciate le une-nelle-altre in modo tale da produrre una prestazione d'insieme unitaria. Ma allora in che cosa l'organismo si distingue ancora da una macchina? [...]

Dovremo tentare di far riconoscere, nella zoologia e nella biologia, che gli organi non sono meri strumenti, che l'organismo non è una mera macchina. Ciò vuol dire che l'organismo è qualcosa di più, qualcosa che sta dietro e sopra a questo. Tuttavia questo compito è superfluo, perché - esplicitamente o meno - ciò viene riconosciuto in biologia. Ma proprio per il fatto che questo accada e come accade è la cosa più funesta. Perché? Perché, con questo riconoscimento del carattere ultrameccanico apparentemente si tiene conto dell'essenza peculiare del vivente, mentre invece proprio in tal modo la prima impostazione non viene abbandonata, bensì sancita, assunta nella determinazione fondamentale, e ne ritorna soltanto rafforzata, per precludere ancora di più la teoria originaria dell'essenza della vita, o per indurre ad aggiungere chissà quali forze ultrameccaniche (vitalismo).

Ma - per porre la questione concretamente - in che senso l'organo non è uno strumento? [...] L'organo, per esempio l'occhio, è per vedere. Questo "per-vedere" non è una proprietà casuale che venga aggiunta all'occhio, bensì è l'essenza dell'occhio. L'occhio - l'organo visiso - è per vedere. Ma proprio l'utilità per ... è stata fissata come carattere del mezzo. [...] Il vedere viene prodotto dall'occhio? Per poter decidere a proposito del carattere strumentale dell'occhio dobbiamo porre la domanda in modo più chiaro: L'animale può vedere perché ha occhi, oppure ha occhi perché può vedere?

 

In virtù di questa utilità l'organo si viene a trovare nella vicinanza più prossima al mezzo, allo strumento in generale, e per lo più viene ad essi equiparato. Proprio qui, dove questi due, organo e strumento, si trovano vicinissimi alla loro utilità, bisogna vedere una differenza decisiva. L'organo, per esempio l'occhio, serve a vedere. La penna, un mezzo per scrivere, serve a scrivere. In entrambi i casi un servire a ... [...] La penna è qualcosa di essente per sé, di utilizzabile per l'uso di più e diverse persone. L'occhio al contrario, che è organo, non sussiste mai in tal modo, per coloro che lo usano e lo utilizzano: ogni essere vivente può vedere sempre e soltanto con i suoi occhi. Questi occhi, così come tutti gli organi, non sono una cosa-d'uso, unmezzo che sussiste per sé, bensì sono incorporati nell'ente che ne fa uso. Così scopriamo una prma differenza: l'organo è uno strumento incorporato in colui che ne fa uso.

La penna è, in quanto mezzo, pronto per scrivere, ma non ha la capacità di scrivere. In quanto penna non è capace di scrivere E' necessario differenziare la prontezza come modo determinato del potere, che noi ascriviamo al mezzo, dalla capacità.

Le possibilità del servire a ... sono, in quanto possibilità, diverse nel loro carattere di possibilità. La possibilità che un mezzo ha è offre, è in quanto possibilità diversa dalla possibilità, cioè dal potere, che attribuiamo ad una capacità. Il mezzo è caratteristico di una protenzza. L'organo ha - così affermiamo - di volta in volta una capacità. [...]

Tuttavia neppure l'occhio, per esempio, che abbiamo fino ad ora distinto come organo determinato dalla penna, ha di per sé la capacità di vedere, così come la penna non ha la capacità di scrivere [...] Neanche l'organo in sé ha la capacità di vedere [...] Un occhio per sé non è un occhio. Ciò implica: non è prima uno strumento, che poi viene anche incorporato. Piuttosto fa parte dell'organiso, proviene da esso [...]

Gli organi hanno capacità, ma appunto in quanto organi, cioè in quanto appartenenti all'organismo. Lo strumento, al contrario, esclude per sua essenza un'appartenenza a qualcosa d'altro nel senso che per mezzo di tale appartenenza riceva il carattere dell'esser-capace. Ma se d'altra parte l'organo in quanto organo, cioè in quanto appartenente e derivante dall'organismo, ha capacità di qualcosa, dobbiamo dire più precisamente: non l'organo ha una capacità, bensì l'organismo ha delle capacità. L'organismo può vedere, udire eccetera. Gli organi sono "soltanto" per vedere, ma tuttavia non sono strumenti. Gli organi non sono aggiunti, incorporati a posteriori nella capacità, bensì derivano da questa e sorgono in essa, permangono in essa e con essa periscono. [...]

Ora è chiaro che non possiamo dire che l'organo ha delle capacità, bensì che la capacità ha organi.

 

[...]


Gli animaletti protoplasmatici sono privi di forma e di struttura. Non presentano una forma animale fissa; per questo parliamo di amebe ("animaletti mutevoli"). Esse devono formarsi da se gli organi necessari, per poi distruggerli nuovamente. I loro organi sono dunque organi effimeri. Questo nelle amebe. Negli infusori certi organi permangono, e cioè tutti quelli che hanno a che fare con l'afferrare e con il muoversi, mentre gli organi vegetativi, che servono allanutrizione, non sono fissi (Paramecium). Gli altri organi invece dipendono dal protoplasma. Si forma "una bolla intorno ad ogni boccone, che diventa prima bocca, poi stomaco, poi intestino e infine ano."* Abbiamo dunque una determinata progressione di organi, che inq uesta determinata progressione distruggono se stessi. Da ciò risulta in maniera convincente: le capacità di mangiare, di digerire, sono antecedenti ai relativi organi. [...]

Ma gli organi non vengono affatto resi-pronti, di modo che non restano mai in sospeso da qualche parte, bensì in modo tale che, in ciò che sono e come sono, restano legati al processo vitale dell'animale. Inoltre dobbiamo far notare che gli animaletti protoplasmatici, per esempio gli pseudopodi, producono qualcosa per loro stessi e lo dissolvono sempre nuovamente nel rimanente protoplasma, si "rimischiano" in esso [...] Ciò vuol dire: L'organo resta inserito all'interno della capapcità di toccare e avanzare, e può venir revocato e distrutto soltanto da questa capacità stessa.

Ma come stanno le cose dove gli organi che si sono formati, restano fissi e si manifesta una forma animale duratura? Qui, nel caso di tutti gli animali superiori, il non-mutamento e la durata potrebbero indurre - come di fatto sempre accade - a prendere gli organi per sé, e cioè come strumenti. [...] L'osservatore può venire indotto, se non intende l'organo come facente parte dell'organismo, ad attribuire a questi organi il modo d'essere della sussistenza. Ma gli organi, se anche durano e sembrano essere sussistenti, sono dati tuttavia unicamente nella maniera d'essere che chiamiamo vita.

L'organo ha il suo elemento caratteristico nel rimanere legato alla capacità stessa, cioè nel non-venir-messo-via come qualcosa di approntato. La capacità prende l'organo al suo servizio.

L'occhio non è utile a vedere come la penna lo è per scrivere, bensì l'occhio è al servizio della capacità che gli da forma. Ciò che è pronto in quanto è stato approntato, è inq uanto tale utile per ... L'organo che sorge nella capacità e per essa, è al-servizio. [...] L'organo appartiene alla capacità che gli dà forma come essere-al-servizio, non può mai essere semplicemente utile per essa. [...]

Il mezzo è semplicemente utile, e con questo è giunto al proprio essere. [...[ Il martello è pronto sì per martellare, ma l'esser-martello non è una sollecitazione a martellare.

Ciò che è pronto è utile; ciò che è capace, è nel suo esser-capace in quanto tale, al-servizio. La capacità è un ricorrere e precorrere a se stessa nel proprio di-che.

*
J. v. Uexkull, Theoretische Biologie 2. Berlino 1928.

HEIDEGGER, Martin, Concetti fondamentali della metafisica, Il Melangolo, pp. 274 - 291] 

Nell'immagine, un paramecio.
Nell'immagine, un paramecio.