DALLA MAGIA ALLA

 

SCIENZA: LA

 

"SQUALIFICAZIONE"

 

DELL'ESSERE

dalla Dialettica dell'illuminismo
di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno






Il mito trapassa nell'illuminismo e la natura in pura oggettività. Gli uomini pagano l'accrescimento del loro potere con l'estraniazione da ciò su cui lo esercitano.


[...]

I riti dello sciamano si rivolgevano alla pioggia, al vento, al serpente esterni, o al demone nel malato, e non a materie o campioni. E non era lo spirito uno e identico a praticare la magia: esso variava secondo le maschere di culto, che dovevano somigliare ai diversi spiriti. La magia è falsità sanguinosa, ma in essa non si ha ancora quella negazione apparente del dominio per cui il dominio stesso, trasformato in pura verità, si pone alla base del mondo caduto in suo potere. Il mago si rende simile ai demoni; per spaventarli o per placarli, si atteggia in pose orribili o mansuete. Benché il suo ufficio sia la ripetizione, non si è ancora proclamato - come l'uomo civile, per cui i modesti terreni di caccia si ridurranno al cosmo unitario, alla sintesi di ogni possibilità di preda - copia ed immagine del potere invisibile. Solo in quanto è (si ritiene) fatto a immagine di quel potere, l'uomo consegue l'identità del Sé, che non può perdersi nell'identificazione con altro, ma si possiede, una volta per tutte, come maschera impenetrabile. E' l'identità dello spirito, e il suo correlato, l'unità della natura, a cui soccombe la folla delle qualità. La natura squalificata diventa materia caotica, oggetto di pura suddivisione, e il Sé onnipotente mero avere, astratta identità. Nella magia la sostituibilità è specifica. Ciò che accade alla lancia del nemico, ai suoi capelli, al suo nome, è fatto anche alla persona; la vittima sacrificale viene massacrarta al posto del dio.  La sostituzione nel sacrificio è un progresso verso la logica discorsiva. Anche se la cerva che bisognava sacrificare per la figlia , o l'agnello che bisognava offrire per il primo nato, dovevano avere ancora qualità specifiche, rappresentavano già la specie, avevano già l'accidentalità arbitraria del campione. Ma il carattere sacro dell'hic et nunc, l'unicità dell'eletto, che anche il sostituto viene ad assumere, lo distingue radicalmente, lo rende, anche nello scambio, insostituibile. A ciò mette fine la scienza. Non c'è in essa sostituibilità specifica: vittime sì, ma nessun dio. La sostituibilità si rovescia in fungibilità universale. Un atomo non è disgregato in sostituzione, ma come specimen della materia, e non è in luogo o rappresentanza, ma frainteso come mero esemplare, che il coniglio percorre la via crucis del laboratorio. Proprio perché, nella scienza funzionale, le differenze sono così labili che tutto scompare nella materia unica, l'oggettos cientifico si fossilizza; e (al confronto) il rigido rituale di una volta appare duttile, poiché sostituiva ancora, ad una cosa, un'altra cosa. Il mondo della magia conteneva ancora differenze, le cui tracce sono sparite anche nella forma linguistica.