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Marx e Darwin
Libere riflessioni sulla scienza, sulla filosofia e sulla ideologia
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Per approfondire: Gli stani casi del Dr. Darwin e di Mr. Marx

 

Ulteriori informazioni: Collana e Rubrica AM

 

 

Quando leggo su Micromega, organo del neodarwinismo italiano di tipo istericosapienziale, interventi di biologi professionali (Pievani, Boncinelli, eccetera), li leggo cercando di capirci qualcosa e di incrementare così le mie povere conoscenze; ma quando leggo sparate darwiniste scritte da persone che so bene essere in proposito analfabeti funzionali come il sottoscritto, mi chiedo da dove viene il loro vero e proprio “ballo di San Vito”. Per questi tarantolati, infatti, sembra che la trincea ultima della civiltà sia oggi rappresentata da Darwin, nuovo profeta della vera concezione scientifica del mondo, da difendere contro oscure e comunque non bene definite Bande di Irrazionalisti e di Oscurantisti.

Che cosa spinge questi veri e propri Tarantolati del Darwinismo Mistico? In questo capitolo cercherò di avanzare un’ipotesi di fondo, costruita a partire dalla linea filosofica della rivista Micromega, che definirei quella parte del Gruppo De Benedetti (o se vogliamo Scalfari De Benedetti) che ha conseguito un master in filosofia. In estrema sintesi, ritengo che si tratti della (non ancora portata a termine) elaborazione del lutto del proprio precedente marxismo, che si manifesta nel pentimento (positivistico), nella rimozione (neoliberale), e soprattutto nella esaltazione (di tipo ateo-scientistico) della propria (presuntuosa) idea di essere i Soli Intellettuali Illuminati.

 

Chi scrive si considera un allievo indipendente e critico di Marx, sia sul piano metodologico che su quello etico-comunitario (o più esattamente, comunitariosolidale), e ritiene che una modesta bibliografia scientifica ne giustifichi le pretese. Inoltre, non mi scandalizzo certamente per il fatto che qualcuno “cambi idea” nel corso della sua vita, perché anzi la capacità di mettere radicalmente in discussione le proprie precedenti posizioni, e cioè il principio del fallibilismo, sia un bene e non un male. Non vedo invece con simpatia il passaggio da un dogmatismo ad un altro, magari opposto, perché questo passaggio, lungi dall’essere una trasformazione dialettica, è in realtà semplicemente un travestimento. Si resta sempre dogmatici ed apodittici come prima, e si cambia semplicemente di dogma e di apoditticità.

 

 

L’esempio di Paolo Flores D’Arcais, il guru laico-sapienziale di Micromega, è in proposito esilarante...