TOMMASO D'AQUINO


(1225-1274)



Compendio di teologia




[Tommaso concepì il Compendium Theologiae come «un compendio di tutta la vita cristiana». La datazione è incerta: fu vergato probabilmente tra il 1259 e il 1273, in età matura, quando aveva già terminato gran parte dei suoi commenti alle opere di Aristotele, scritto buona parte delle Questioni Disputate, la Somma contro i Gentili, e la Prima e la Seconda parte della Somma Teologica.]



[…]



LA DIVINITÀ


I. L'Unità di Dio




§3


Esistenza di Dio


Circa l'Unità dell'essenza divina si deve sapere innanzitutto che Dio esiste; ciò è evidente per la ragione. Vediamo infatti che tutte le cose sono soggette al moto sono mosse da altre […]. Ma in questo modo è impossibile procedere all'infinito. […]



§4


Dio non è soggetto al moto


Di conseguenza appare necessario che Dio sia del tutto immobile. Essendo infatti il primo movente, se fosse in movimento dovrebbe o muoversi da sé o essere mosso da un altro ente. Ma non può essere mosso da un altro ente, perché questo altro movente dovrebbe essere prima di lui, il che è contrario alla ragione del primo movente. […]



§5


Dio è eterno


Da quanto è stato detto finora appare ulteriormente che Dio è eterno. Infatti ogni cosa che comincia ad essere o cessa di essere comincia o finisce a causa di un movimento o di una mutazione. Ma è stato dimostrato che Dio è assolutamente immobile: dunque è eterno.



§6


Necessità che Dio esista per se stesso


Si dimostra con ciò che l'esistenza di Dio è di per sé necessaria. Infatti ogni ente che può essere o non essere è mutevole. Ma come è stato dimostrato, Dio non è soggetto a movimento, dunque non è possibile che Dio possa esistere o meno. Ma ogni ente che è, e non è possibile che non sia, deve esistere per se stesso, perché essere necessariamente e non poter non essere sono la stessa cosa, dunque Dio esiste necessariamente.

Inoltre, ogni ente che può essere e non essere necessita di un altro ente che lo faccia essere: perché di suo è indifferente all'essere o al non essere. Ma ciò che fa essere un ente lo precede. Perciò ogni ente che può essere e non essere ha prima di sé un ente necessario.



§7


Dio è sempiterno


Da quanto è stato detto risulta chiaramente che Dio è sempiterno. Ogni essere infatti che esiste necessariamente esiste sempre, perché ciò che non può non essere è impossibile che non esista, e quindi esiste sempre. […]

Inoltre, nulla comincia o cessa di essere se non per un moto o una mutazione. Ora, come è stato provato, Dio è immutabile: quindi è impossibile che Dio abbia avuto principio o che cessi di esistere.

Ancora. Tutto ciò che non è sempre stato, se comincia a essere, ha bisogno di un ente che sia causa del suo essere: nessun ente infatti passa da sé dalla potenza all'atto o dal non essere all'essere. Ma niente può essere causa dell'essere di Dio, essendo Egli il primo Ente: la causa è infatti prima del causato. È quindi necessario che Dio sia sempre stato.

Possiamo aggiungere: ciò che conviene a un ente non a motivo di causa estrinseca, appartiene alla sua natura. Ma in Dio l'essere non è comunicato da alcuna causa estrinseca, perché quella causa sarebbe prima di lui. Dio ha dunque l'essere per se stesso. Ma le cose che sono per se stesse sono sempre e necessariamente: perciò Dio esiste da sempre e per sempre.



§8


In Dio non vi è alcuna successione o variazione


Da ciò risulta che in Dio non vi è alcuna successione, ma il suo essere è tutto simultaneamente. La successione infatti non esiste se non in quelle cose che sono in qualche modo soggette al movimento: come il prima e il dopo nel moto causano la successione del tempo.




Tommaso d'Aquino, Compendio di teologia e altri scritti, tr. it. UTET, Torino 2001, pp. 37-42