Benedetto Croce

Un sistema è una casa*

tratto da Breviario di estetica (1912)



Ecco, dunque, dove soltanto può essere collocato l'orgoglio del filosofo: nella coscienza della maggiore intensità delle sue domande e delle sue risposte; orgoglio che non va scompagnato dalla modestia, cioè dalla consapevolezza che, se l'ambito suo è più largo, o il più largo possibile in un determinato momento, ha pur tuttavia i suoi limiti, tracciati dalla storia di quel momento, e non può pretendere a un valore di totalità, o, come suol dirsi, di soluzione definitiva. L'ulteriore vita dello spirito, rinnovando e moltiplicando i problemi, rende, non già false, ma inadeguate le soluzioni precedenti, parte delle quali cadono nel numero di quelle verità che si sottintendono, e parte debbono essere riprese e integrate. Un sistema è una casa che, subito dopo costruita e adornata, ha bisogno (soggetta com'è all'azione corroditrice degli elementi) di un lavorio, più o meno energico ma assiduo, di manutenzione, e che a un certo punto non giova più restaurare e puntellare, e bisogna gettare a terra e ricostruire dalle fondamenta. Ma con siffatta differenza capitale: che, nell'opera del pensiero, la casa perpetuamente nuova è sostenuta perpetuamente dall'antica, la quale, quasi per opera magica, perdura in essa. Come si sa, gl'ignari di codesta magia, gli intelletti superficiali o ingenui, se ne spaventano; tanto che uno dei loro noiosi ritornelli contro la filosofia è che essa disfaccia di continuo l'opera sua, e che un filosofo contraddica l'altro: come se l'uomo non facesse e disfacesse e rifacesse sempre le sue case, e l'architetto seguente non fosse il contraddittore dell'architetto precedente; e come se da questo fare da e disfare e rifare delle case, e da questo contradirsi degli architetti, si potesse trarre la conclusione , che è inutile costruire case!

* Titolo nostro.

[Benedetto Croce, Breviario di estetica, Adelphi, 1990, pp. 17-18]

Sullo stesso argomento, vedi Friedrich Hegel.