GIOVANNI GENTILE


Sistemi di logica come teoria del conoscere


vol. i, §§ 4-5




[La filosofia, scienza universale, nella relazione con le scienze particolari.

Ovvero del sapere particolare (dogmatico) e del sapere universale (critico)]



Le scienze particolari si distinguono dalla filosofia appunto per questo, che esse sono particolari, laddove la filosofia è stata sempre la scienza universale. […]

Il particolare è certamente, in primo luogo, parte del tutto; ma, in quanto parte, esso non solo non è il resto del tutto, ma non è ne anche se stesso. Si consideri invero che, per esser parte, esso dev'essere in relazione (per lo meno di reciproca esclusione) col resto, e deve pertanto comprendere nel proprio concetto (cioè, in sé) tale resto, come elemento costitutivo, ancorché in modo negativo, del proprio essere. […]

Non c'è è particolare che questo possa concepire in modo da non trascenderlo punto e non integrarlo mediante il concetto della relazione ad altro, ond'esso viene universalizzato. […]

Questo particolare, verso di cui il pensiero si orienta, ma in cui non è possibile si fermi, è l'empirico e il dommatico, che sono di ogni scienza particolare i caratteri propri, per i quali essa si distingue dalla filosofia, e per spogliarsi dei quali tende a trasformarsi in filosofia, per attingere nella sua universalità la razionalità e la critica proprie del vero sapere.


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Empirico e dommatico nessuno vuol essere: né il sapere particolare, in quanto sapere, può esattamente dirsi tale. Ma il sapere particolare, oltre che sapere, è anche particolare; ossia, sa bensì, ma anche non sa. E dal suo limite proviene così il suo empirismo, come il suo dommatismo. Empirica infatti è la conoscenza del dato, che è dato in quanto non è costruito; e non è costruito perché è immediato, essendo innanzi alla mente che lo conosce senza connettersi con tutti gli altri elementi della realtà che la mente conosce, e in rapporto ai quali farebbe sistema, si medierebbe, e mostrerebbe la propria necessità, ossia la necessità, per la mente, di pensarlo. E così cesserebbe di essere empirico, e diventerebbe razionale, cioè conforme, e però connaturato, a ragione, che è quella stessa mente che lo conosce, e lo considera estraneo a sé solo finché non lo vegga nel suo sistema.

Una conoscenza particolare pertanto è anche dommatica: il suo oggetto è perché è, come il colore per chi lo vede, e la fame per chi la provi. Ove sorga il sospetto che la immediata testimonianza dell'esperienza c'inganni con quella stessa fallacia, che l'esperienza stessa dimostra in taluni de' suoi momenti già superati (p. es. in quelli che si dicono di allucinazione), la mente che non sorpassi quella tale conoscenza particolare non ha modo di accertarsi della sua verità. […]

Codesto è il dommatismo di tutte le scienze particolari, tendenti all'asserzione di una realtà, in cui lo stesso potere asserente, assorbito dalla preoccupazione dell'oggetto, obliteri se medesimo per entro al mondo in cui l'oggetto si rappresenta. E il risveglio di questo potere, che è il centro attivo del mondo della conoscenza, segna il sorgere della critica, che è la restaurazione del soggetto del conoscere, e però l'elaborazione dell'oggetto in funzione del giudizio in cui si celebra l'attività del soggetto conoscente. Questa elaborazione sveste la verità del suo carattere dommatico, e la trasmuta in certezza. 

Dipinto di Vittorio Bustaffa
Dipinto di Vittorio Bustaffa