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Ciò che oggi più importa notare è che la gentiliana risoluzione dell’essere nel conoscere significa soltanto risoluzione della estraneità (radicale, originaria) dell’essere al conoscere; ma non significa e non può significare la negazione dell’essere come tale. Ché, anzi, tutta la ricchezza e la densità dell’essere ci è conservata e, per così dire, assicurata all’umano godimento nella intimità del conoscere. In termini storici questo significa che la polemica tra realismo e idealismo è una polemica tutta interna alla filosofia moderna.


[Gustavo Bontadini, Presenza di Gentile]

 

Non era Gentile a essere fascista, ma il fascismo a tentar di essere gentiliano. Gentile è stato uno dei grandi gestori del “grande turbine” di cui parlavamo all’inizio: il suo pensiero è profondamente antiassolutista e antitotalitario, Mussolini non lo capiva. Da vecchio liberale aveva visto nel fascismo l’occasione per realizzare la sua riforma della scuola. Un’ottima riforma, per quell’Italia. Oggi – anche qui, per la debolezza delle nostre strutture statali – si fanno tra l’altro concorsi universitari dove si applicano retroattivamente disposizioni pateticamente dipendenti dalla cultura inglese e americana. Anche l’idea di studiare la filosofia da un punto di vista storico è sua: un’idea purtroppo rovinata dai manuali che non hanno capito che cosa sia un storia filosofica della filosofia. Comunque,  gli scritti politici di Gentile considerano il fascismo come un “esperimento”, non certo come  un assetto assoluto e immodificabile."

[Emanuele Severinohttp://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/17/emanuele-severino-ecco-perche-la-giovane-italia-sta-andando-in-malora/816682/]

PASSI SCELTI

TESTI

Per approfondire

Maria Teresa Murgia, La dialettica gentiliana. Premesse e esiti, Limina Mentis, Villasanta (MB) 2015